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Disgusto per stile
premio riccione per il teatro 1999, ex aequo con regia
Disgusto per stile è un testo basato su contraddizioni continue: una scena iperrealista (una cava di pietra lavica) e una struttura drammaturgica antinaturalista; due personaggi fortemente concreti, U Siccu (Il Magro) e U Rossu (Il Grasso), manovali del cantiere; due personaggi, che mutano costantemente identità, Chiddu/Costui e Chidda/Costei (ora padre/lupo e Cappuccetto Rosso, ora cacciatori tra le rovine dell'Europa dell'est, ora madonna eretica e confessore) che alternano puri slanci nichilisti a rassegnate constatazioni sugli obblighi quotidiani; un linguaggio che passa con determinata casualità dall’italiano ai dialetti siciliani.
Ma Disgusto per stile è anche una costante dichiarazione di disagio, gridata senza infingimenti: contro gli intellettuali che esultano per la presunta dissoluzione delle ideologie; contro la perdita delle identità geografiche dei valori (forse che destra e sinistra non parlano oggi lo stesso linguaggio?); contro la violenza del cattolicesimo (mio contributo antigiubilare dopo aver assistito a sperperi, omologazioni, opportunismi di ogni sorta). E queste affermazioni di principio, che serpeggiano nel testo, rimandano alla opportunità/necessità/indispensabilità di ripensare, in termini di contemporaneità -e non di mera attualità-, al valore di un teatro politico. Non vi è la pretesa di segnalare una strada; in questo spettacolo propongo le contraddizioni, il disorientamento, i timori di chi -come me- crede che parole come rivoluzione, lotta di classe, autogestione, libertà non siano da rinchiudere in un vocabolario di lessici da fine millennio. Per queste ragioni, Disgusto per stile è un testo umorale più che immorale: certamente non amorale, poiché ricerca nuove disposizioni e tensioni etiche. Questa tensione genera una struttura dialogica di impianto aforistico tra i due personaggi/non personaggi -con rimandi al buon Nietzsche, genuino antifilosofo-. Il testo possiede una sua intrinseca levità con dialoghi e situazioni dai risvolti comici. L'autore non accetterebbe mai di inviare Disgusto per stile alla commissione di censura. Pertanto lo spettacolo, ad evitare sermoni di benpensanti e coccoloni di rane d'acquasantiera, è da considerarsi sconsigliato ai minori per autodisciplina forzata.
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