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Estratto della rassegna stampa
hanno scritto di Cronica Giuseppe Condorelli - Rita Gari - Angelo Pizzuto - Paolo Randazzo - Vincenzo Sanfilippo - Marisa Stancanelli - Ettore Zocaro
Rita Gari «La Sicilia» del 14 ottobre 2002 Catania - L'impianto drammaturgico di Cronica di Nino Romeo -al nuovo, felicissimo debutto dopo sedici anni...- è in qualche modo pirandelliano... Ma l'analogia è soltanto esteriore. Perché Romeo non vuole dissezionare il "caso"...: nella sua sapidissima pièce il fatto è lì, nella sua indiscutibile, macabra e puzzolente oggettività ed anzi è via via precisato e definito nelle "cronache" e chiose che si susseguono, cucite, anche in senso letterale, da un silenzioso sarto che prepara gli elementi di costume volta a volta indossati dall'interprete (felicissima innovazione drammaturgica, prima ancora che registica, che conferisce coesione e profondità all'accadimento scenico e affina l'effetto straniante della vestizione a vista dei personaggi) e la cui successione è scandita, oltre che dalle puntuali sottolineature musicali di Franco Lazzaro, dagli ironici siparietti sonori costituiti da un telefono cellulare (seconda, divertente innovazione che vale anche a mostrare come il testo non sia invecchiato di un solo giorno). (...) e in questa galleria di tipi umani emerge con prepotenza determinante l'eclettica bravura, nel registro comico come in quello drammatico, di Fiorenzo Fiorito, unico attore per tanti personaggi... Dunque il teatro si fa tribunale: ecco la vera, profonda analogia del lavoro drammaturgico e registico di Nino Romeo con la scena pirandelliana. Giuseppe Condorelli «Giornale di Sicilia» del 15 ottobre 2002 Catania - L'impianto scenico è metafisico, quasi un frammento, una memoria da De Chirico, meticolosamente rarefatto. Uno spazio spoglio ma densamente vissuto... Il sarto-demiurgo che cuce e scuce i destini è una divinità un po' prosaica, un dispensatore di luci e di suoni -e la dimensione sonora di Cronica affidata alle musiche di Franco Lazzaro si delinea fondamentale nella pièce- introduce, come un involgarito e involontario Minosse dantesco, lo spettatore/umanità nel labirinto-linguaggio dell'atto unico, vestendo (letteralmente) i panni dei sette personaggi. (...) In uno sviluppo drammaturgico che si fa archeologia sociale il linguaggio dei protagonisti diventa il teatro: il linguaggio di ognuno di loro, peculiare, diversissimo, è la dimensione della loro individualità; il linguaggio ne detta le deformazioni mentali e culturali, i luoghi comuni, l'appartenenza lungo tutto il racconto o "cronica": insomma il linguaggio è canone. (...) Ma il linguaggio vale anche come "diceria" ovvero menzogna: quando lo squillo del telefono sottrae i protagonisti alla ribalta precipitandoli nella loro anonima quotidianità, di loro non resta più nulla: cioè restano solo parole. La duttilità di un interprete come Fiorenzo Fiorito si delinea lungo una intensissima prova a più voci. Marisa Stancanelli «Il Botteghino» del 19 ottobre 2002 Catania - Il testo, scritto da Nino Romeo nel 1985, si inquadra perfettamente nell'attualità... Rilevante l'interpretazione di Fiorenzo Fiorito che nei panni dei sette personaggi ha dato il meglio di sé, saltando dal registro comico a quello drammatico da grande professionista. Ettore Zocaro «La Sicilia» del 20 novembre 2002 Roma - Il teatro del drammaturgo Nino Romeo non è mai edulcorato. Tutti i suoi testi, a cominciare da quelli più noti e apprezzati, mostrano un osservatore amaro della vita nei suoi aspetti di assoluta marginalità, con l'obiettivo di un realismo penetrante che strutturalmente tutte le volte aziona per piani temporali contrapposti tra loro. Non c'è lavoro di Romeo che non si avvalga di soluzioni narrative disposte con verbale molteplicità (quasi una polifonia) al servizio di un contenitore che non cerca mai di raggiungere effetti spettacolari fini a se stessi. ...tale tipo si scrittura somiglia ad un robusto albero nel cui tronco si innestano tanti immaginari rami. Cronica..., anche se scritto nel 1985, rivela i germi che si riveleranno poi nei successivi lavori di Romeo: la assoluta padronanza mimetica della materia nella quale un unico personaggio si divide in più parti sovrapponendo storie diverse. Ideato circa vent'anni fa, il dramma ci appare oggi come una anticipazione di certa sconcertante sanguinarietà odierna. Inoltre l'attore Fiorenzo Fiorito disseziona il suo ruolo sviluppandolo da diversi punti di vista. Romeo scrive in vernacolo perché le sue storie sono emanazione della condizione popolare: per un lavoro come il suo, frutto di un'osservazione che viene dalla fatica, dai sudori e dalle follie della quotidianità, il dialetto siciliano concorre a rendere più efficace (e saporito) il disincanto. Vincenzo Sanfilippo «Gazzetta del Sud» del 27 novembre 2002 Roma - L'autore con il suo stile riconoscibile che possiamo definire "ruvido e compromesso" con la quotidianità, dove a risultare è soprattutto la commistione dei linguaggi verbali, opera in questo spettacolo un'osservazione diretta alla riflessione degli archetipi delle classi emarginate pastellandoli come anime deboli il cui destino li ha trasformati in miserevoli creature. Fiorenzo Fiorito riesce con convincente trasformismo a cesellare le molteplici psicologie rendendo i personaggi vivi e colorati sia nel linguaggio che nella gestualità. L'attore ha la maschera giusta e naturale humus di arguzia, bizzarria e idiozia dei diversi personaggi, qualità finalizzate a restituire il comico proprio nel culmine massimo di una situazione tragica. Paolo Randazzo «Prima Fila» del dicembre 2002 Catania - ...un Fiorenzo Fiorito in gran forma, interpreta il giustapporsi di frammenti di quotidiana... comunicazione. Lo spettacolo di Nino Romeo, costruito con la consueta, tagliente e rigorosa eleganza, esplora proprio la disattenzione disumana, la normale crudeltà... Notevole peraltro il fatto che il testo, di sorprendente freschezza, è stato scritto da Romeo già quindici anni or sono... Proprio nella sua normalità, la crudeltà assume toni quasi metafisici e benissimo quest'ultima caratteristica viene sottolineata dalle musiche straniate e stranianti di Franco Lazzaro o dal gioco delle luci che viene diretto in scena dallo stesso Fiorito. Non c'è moralismo, non si sono buoni sentimenti, nemmeno nell'estrema purezza del dialetto dell'ultimo personaggio, il barbone. Angelo Pizzuto «Sipario» del Gennaio 2003 Roma - Cronica appartiene alla produzione giovanile di Nino Romeo, uno dei più singolari e originali autori-registi della scena meridionale...la scrittura drammaturgica non è ancora "ustionata", feroce, speleologa (rispetto ad una antropologia culturale cupa e sorgiva, sapientemente "deformata" su tonalità dolenti e grottesche) che caratterizza i testi della recente maturità... (...) superlativa prova attoriale di Fiorenzo Fiorito... scheda - rassegna stampa Cronica di nino romeo estratto della rassegna stampa cronologica
hanno scritto di Cronica (in ordine alfabetico) Giuseppe Condorelli - Rita Gari - Angelo Pizzuto - Paolo Randazzo - Vincenzo Sanfilippo - Marisa Stancanelli - Ettore Zocaro
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Rita Gari «La Sicilia» del 14 ottobre 2002 Catania - L'impianto drammaturgico di Cronica di Nino Romeo -al nuovo, felicissimo debutto dopo sedici anni...- è in qualche modo pirandelliano... Ma l'analogia è soltanto esteriore. Perché Romeo non vuole dissezionare il "caso"...: nella sua sapidissima pièce il fatto è lì, nella sua indiscutibile, macabra e puzzolente oggettività ed anzi è via via precisato e definito nelle "cronache" e chiose che si susseguono, cucite, anche in senso letterale, da un silenzioso sarto che prepara gli elementi di costume volta a volta indossati dall'interprete (felicissima innovazione drammaturgica, prima ancora che registica, che conferisce coesione e profondità all'accadimento scenico e affina l'effetto straniante della vestizione a vista dei personaggi) e la cui successione è scandita, oltre che dalle puntuali sottolineature musicali di Franco Lazzaro, dagli ironici siparietti sonori costituiti da un telefono cellulare (seconda, divertente innovazione che vale anche a mostrare come il testo non sia invecchiato di un solo giorno). (...) e in questa galleria di tipi umani emerge con prepotenza determinante l'eclettica bravura, nel registro comico come in quello drammatico, di Fiorenzo Fiorito, unico attore per tanti personaggi... Dunque il teatro si fa tribunale: ecco la vera, profonda analogia del lavoro drammaturgico e registico di Nino Romeo con la scena pirandelliana.
Giuseppe Condorelli «Giornale di Sicilia» del 15 ottobre 2002 Catania - L'impianto scenico è metafisico, quasi un frammento, una memoria da De Chirico, meticolosamente rarefatto. Uno spazio spoglio ma densamente vissuto... Il sarto-demiurgo che cuce e scuce i destini è una divinità un po' prosaica, un dispensatore di luci e di suoni -e la dimensione sonora di Cronica affidata alle musiche di Franco Lazzaro si delinea fondamentale nella pièce- introduce, come un involgarito e involontario Minosse dantesco, lo spettatore/umanità nel labirinto-linguaggio dell'atto unico, vestendo (letteralmente) i panni dei sette personaggi. (...) In uno sviluppo drammaturgico che si fa archeologia sociale il linguaggio dei protagonisti diventa il teatro: il linguaggio di ognuno di loro, peculiare, diversissimo, è la dimensione della loro individualità; il linguaggio ne detta le deformazioni mentali e culturali, i luoghi comuni, l'appartenenza lungo tutto il racconto o "cronica": insomma il linguaggio è canone. (...) Ma il linguaggio vale anche come "diceria" ovvero menzogna: quando lo squillo del telefono sottrae i protagonisti alla ribalta precipitandoli nella loro anonima quotidianità, di loro non resta più nulla: cioè restano solo parole. La duttilità di un interprete come Fiorenzo Fiorito si delinea lungo una intensissima prova a più voci.
Marisa Stancanelli «Il Botteghino» del 19 ottobre 2002 Catania - Il testo, scritto da Nino Romeo nel 1985, si inquadra perfettamente nell'attualità... Rilevante l'interpretazione di Fiorenzo Fiorito che nei panni dei sette personaggi ha dato il meglio di sé, saltando dal registro comico a quello drammatico da grande professionista.
Ettore Zocaro «La Sicilia» del 20 novembre 2002 Roma - Il teatro del drammaturgo Nino Romeo non è mai edulcorato. Tutti i suoi testi, a cominciare da quelli più noti e apprezzati, mostrano un osservatore amaro della vita nei suoi aspetti di assoluta marginalità, con l'obiettivo di un realismo penetrante che strutturalmente tutte le volte aziona per piani temporali contrapposti tra loro. Non c'è lavoro di Romeo che non si avvalga di soluzioni narrative disposte con verbale molteplicità (quasi una polifonia) al servizio di un contenitore che non cerca mai di raggiungere effetti spettacolari fini a se stessi. ...tale tipo si scrittura somiglia ad un robusto albero nel cui tronco si innestano tanti immaginari rami. Cronica..., anche se scritto nel 1985, rivela i germi che si riveleranno poi nei successivi lavori di Romeo: la assoluta padronanza mimetica della materia nella quale un unico personaggio si divide in più parti sovrapponendo storie diverse. Ideato circa vent'anni fa, il dramma ci appare oggi come una anticipazione di certa sconcertante sanguinarietà odierna. Inoltre l'attore Fiorenzo Fiorito disseziona il suo ruolo sviluppandolo da diversi punti di vista. Romeo scrive in vernacolo perché le sue storie sono emanazione della condizione popolare: per un lavoro come il suo, frutto di un'osservazione che viene dalla fatica, dai sudori e dalle follie della quotidianità, il dialetto siciliano concorre a rendere più efficace (e saporito) il disincanto.
Vincenzo Sanfilippo «Gazzetta del Sud» del 27 novembre 2002 Roma - L'autore con il suo stile riconoscibile che possiamo definire "ruvido e compromesso" con la quotidianità, dove a risultare è soprattutto la commistione dei linguaggi verbali, opera in questo spettacolo un'osservazione diretta alla riflessione degli archetipi delle classi emarginate pastellandoli come anime deboli il cui destino li ha trasformati in miserevoli creature. Fiorenzo Fiorito riesce con convincente trasformismo a cesellare le molteplici psicologie rendendo i personaggi vivi e colorati sia nel linguaggio che nella gestualità. L'attore ha la maschera giusta e naturale humus di arguzia, bizzarria e idiozia dei diversi personaggi, qualità finalizzate a restituire il comico proprio nel culmine massimo di una situazione tragica.
Paolo Randazzo «Prima Fila» del dicembre 2002 Catania - ...un Fiorenzo Fiorito in gran forma, interpreta il giustapporsi di frammenti di quotidiana... comunicazione. Lo spettacolo di Nino Romeo, costruito con la consueta, tagliente e rigorosa eleganza, esplora proprio la disattenzione disumana, la normale crudeltà... Notevole peraltro il fatto che il testo, di sorprendente freschezza, è stato scritto da Romeo già quindici anni or sono... Proprio nella sua normalità, la crudeltà assume toni quasi metafisici e benissimo quest'ultima caratteristica viene sottolineata dalle musiche straniate e stranianti di Franco Lazzaro o dal gioco delle luci che viene diretto in scena dallo stesso Fiorito. Non c'è moralismo, non si sono buoni sentimenti, nemmeno nell'estrema purezza del dialetto dell'ultimo personaggio, il barbone.
Angelo Pizzuto «Sipario» del Gennaio 2003 Roma - Cronica appartiene alla produzione giovanile di Nino Romeo, uno dei più singolari e originali autori-registi della scena meridionale...la scrittura drammaturgica non è ancora "ustionata", feroce, speleologa (rispetto ad una antropologia culturale cupa e sorgiva, sapientemente "deformata" su tonalità dolenti e grottesche) che caratterizza i testi della recente maturità... (...) superlativa prova attoriale di Fiorenzo Fiorito...
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