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Amici
premio candoni 2001
con regia
musiche
Due amici, Salvo e Turi, si incontrano in sei scene, con cadenza di sette anni: il primo incontro data 1968 ed i due hanno diciotto anni; l’ultimo avviene ai giorni nostri quando avranno superato i cinquanta. Ciascuno degli incontri è preceduto dalla descrizione delle caratteristiche organolettiche di un vino; e i due amici converseranno bevendo il vino. Il loro dialogo risente degli umori, dei caratteri, delle sfumature del vino. Descrizione e mescita dei vini sono affidate ad un terzo amico, Tatò, che assiste come presenza muta ma partecipe al seguirsi delle scene. Si tratta, però, di una presenza virtuale: apprenderemo infatti, nel sottofinale, che Tatò è scomparso da tempo.
Ciascuna conversazione si apre, inoltre, con una sequenza scenica che ho chiamato ring: un incontro/scontro tra i due amici su un piano non mediato dalla veridicità, non referenziale: un piano altro che forse appartiene all’immaginario. La ciclicità con cui si alternano ring/descrizione del vino/incontro fanno perdere allo spettacolo qualsiasi carattere descrittivo, proponendo una struttura e un’architettura esposte verso quel versante che definiamo della memoria: versante dislocato, eroso, frastagliato ma i cui contorni, a volte, appaiono ancor più netti che nel vissuto quotidiano. La musica di Franco Lazzaro che si alterna e si mescola alle canzoni di Fabrizio De Andrè costituisce la quarta voce dello spettacolo: memoria anch’essa, mai evocativa o nostalgica, ma sempre disposta a dialogare con altro e con altri, a mettersi in gioco. La conversazione tra i due amici procede per associazioni; e gli argomenti ricorrono -e si rincorrono- nelle diverse scene; e si delineano secondo le età in cui vengono affrontati. Il testo è forse una riflessione sulle esperienze vissute dalla mia generazione. E’ anche l’esigenza di parlare dell’amicizia versione maschile: delle sue contraddizioni, dei disagi, delle dinamiche accertate o taciute.
scheda - rassegna stampa |