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Estratto della rassegna stampa
hanno scritto di Fatto in casa Fulvio Barberis - Vincenzo Bonaventura - Dante Cappelletti - Rosalba Cannavò - Letizia Catarraso - Maria Paola Cavallazzi - Sandra Cesarale - Giuseppe Condorelli - Domenico Danzuso (2) - Franco de Ciuceis - Giuseppe Drago - Claudio Galleri - Sabrina Gariddi - Nico Garrone - Gabriella Gentilucci - Gigi Giacobbe - Mario Grasso - Michele La Spina (2) - Piero Longo - Vincenzo Morvillo - Monica Moscardi - Francesca Motta - Jole Natoli - Diana Palma - Monica Perozzi - Angelo Pizzuto - Magda Poli - Paolo Randazzo - Aggeo Savioli - Sergio Sciacca - Salvatore Claudio Sgroi - Leonardo Sole - Giampaolo Spinato - Guido Valdini - Ettore Zocaro
Aggeo Savioli «l'Unità» del 27 gennaio 1993 Roma - Si accendono di tanto in tanto, nelle sale teatrali romane, segnali e riflessi di realtà creative lontane e diverse, più che degne di attenzione. Così avviene in questi giorni al Metateatro dove il Gruppo Iarba presenta Fatto in casa, un nuovo testo di Nino Romeo. (...) il tema della coppia viene prospettato secondo angolazioni insolite e sospinto poi in un clima quasi di «mistero» profano, di fosco rituale di eros e morte. (...) Un letto, variamente collocato, è il perno della rappresentazione: ora l'Uno ora l'Altra vi giacciono, nel passaggio da ogni quadro al successivo, come corpi esanimi, appena composti, ma pronti a ridestarsi al richiamo non tanto dell'amore, quanto d'un cieco impulso sessuale, che non esclude, al caso, più d'un sospetto d'incesto. (...) Fatto in casa ha un suo timbro spiccato e originale, consistente soprattutto nell'uso di un dialetto di forte espressività...un linguaggio spregiudicato ma non propriamente realistico, qui tendente a una reinvenzione in qualche modo fantastica, nel lessico e nei ritmi, del tessuto vernacolare. Il risultato è di tutto riguardo, avvalorato dall'interpretazione dei due interpreti. Ettore Zocaro «La Sicilia» del 28 gennaio 1993 Roma - (...) è strutturato come tante dissolvenze che evitano gli spezzettamenti episodici per affermare invece una fluida unità narrativa. (...) Il discorso punta drammaturgicamente sulla conflittualità che procura l'eros mancata, un motivo che è concentrato attorno a un letto, motivo conduttore di vita e di morte, unico elemento di una scenografia che per il resto si compone semplicemente di un cerchio magico illuminato da lampadine funeree. Lo stile è iperrealistico, strindberghiano, mentre il linguaggio dialettale, miscellanea di fonemi isolani, alcuni dei quali di fantasia, costituisce un referente carico di suggestioni, crudo e tenero al tempo stesso. I due interpreti sono bravi per sobrietà scenica, aderenza psicologica e rigore lessicale, eccellenti inoltre sia nel saper muoversi con visceralità dentro la migliore tradizione siciliana che nel sapere stare fuori da manierismi con una recitazione asciutta e moderna frutto delle migliori scuole europee di questi anni. Sandra Cesarale «Corriere della Sera» del 29 gennaio 1993 Roma - ...un modo di raccontare di grande coinvolgimento per dialoghi serrati, ironia tagliente e inaspettati momenti di poesia. Dante Cappelletti «Il Tempo» del 4 febbraio 1993 Roma - (...) In scena due personaggi, un uomo e una donna. Sono perduti in un buio nero, circonferenza o bozzolo scuro, ma giocano in primo piano l'azione. La quale è legata ad un letto e ad altri pochi elementi di una generica camera. Si allude, così, sia al sonno fatale della morte -rispecchiata anche in tante luci cimiteriali che compongono un altro cerchio nello spazio- e all'abbandono dei sensi, elemento che fa da filo conduttore- il sesso come motore di diverse condizioni umane, psicologiche. Vi è anche solitudine e smarrimento; una sorta di viaggio senza fine che la coscienza percorre, mentre si compongono e si scompongono grandi e piccoli fatti del quotidiano. (...) Costruito su dialoghi serrati ed efficaci, Fatto in casa si apprezza anche per la prova dei due attori. Piero Longo «Giornale di Sicilia» del 18 maggio 1993 Erice - (...) L'autore...merita certamente il successo tributato a Roma da critica e pubblico perché la sua drammaturgia aggiunge qualcosa al giovane teatro in dialetto e si allinea degnamente tra gli esiti più riusciti di Ruccello, Moscato, Scaldati dato che la dialettalità come strumento espressivo e poetico è solo un aspetto del suo linguaggio. Quanto accade sulla scena...trattato da un'originale angolazione che non indulge nelle ovvietà psicoanalitiche e in intellettualistiche fumosità, è, infatti, una coinvolgente azione che sarebbe ingenuo definire «intreccio di storie» poiché materializza, attraverso i due protagonisti, le pieghe più profonde dell'istinto e della coscienza umana nei suoi rapporti affettivi. Seziona con crudezza e con distacco i complessi moti che caratterizzano la vita inconscia dei desideri interpretandoli, oltre ogni moralismo, per comprenderli senza cadere in teorie ed astrazioni ma calandoli nell'animo, quello dei dodici personaggi che danno vigore drammatugico all'iperrealismo dei rapporti svelati nella surrealtà di un contesto scenico dove si mette a nudo l'amore. Padre-figlia, madre-figlio, marito-moglie, amanti, in quanto coppie differenziate, dal sentimento incestuoso sino al più spirituale dei rapporti, si rivelano allo spettatore nell'asciutta teatralità dei due misuratissimi attori, si concentrano in una danza verbale di purissima metafora e risplendono nel cerchio-stellario di un ego impietoso che scopre se stesso proprio quando l'oggetto del suo amore viene a mancare. (...) I morti che parlano e rivivono da madri o padri, mogli o amanti, non sono perciò coup-de-theatre ma i pensieri segreti che tutti noi nascondiamo e che la poesia della scena, il linguaggio e la fisicità degli attori trasformano in realtà-finzione dove la coprolalia diventa naturale referente culturale che esclude ogni dialetto per farsi lingua di teatro, di poesia. Dramma di eros e thanatos fuori da ogni mito, ricerca di quelle ali e di quel congiungersi nel volo metafisico dell'ultima, stupenda scena dove la serpeggiante ironia di tutto il gioco teatrale, cede il posto al sogno. Teatro, puro teatro e rivelazione di un autore e di due eccellenti attori. Diana Palma «Sipario» dell'ottobre 1993 Roma - L'idea è bella e accattivante...con un frasario di una crudezza e di una violenza notevole pur nella sua bellezza. (...) Al realismo del dialogo si contrappone un delicato lirismo che ne attenua la violenza. Fatto in casa è anche un esempio di come sia importante scavare nel mistero delle culture dei dialetti ed è anche la riprosa che pur nelle difficoltà di comprensione si possa creare un lavoro di pregevole fattura. Molto bravi i due interpreti, sempre giusti nei loro mutevoli ruoli in una recitazione difficile e accurata. Guido Valdini «Patalogo 16» referendum Ubu 1993 (...) la ricerca drammaturgica e linguistica, inventiva e di qualità, del Gruppo Iarba di Catania, in particolare nello spettacolo Fatto in casa. Maria Paola Cavallazzi «l'Unità» del 20 gennaio 1994 Milano - Un'occasione rara per vedere un'opera di un rappresentante pluripremiato della nuova drammaturgia italiana. Magda Poli «Corriere della Sera» del 22 gennaio 1994 Milano - Un testo aspro e crudo, scritto in dialetto stretto, il catanese, e recitato con grande forza espressiva. Ed è proprio la potenza del dialetto, di una lingua popolare estremamente concreta e al tempo stesso poetica, a far sì che questa vicenda greve di volgari umane bassezze, violenta e scabrosa, si trasformi in una sorta di rito profano che ha per centro l'uomo, i complessi e tortuosi percorsi che caratterizzano la vita inconscia dei suoi desideri e dei suoi istinti. Il dialetto di Nino Romeo diventa strumento di provocazione e trasgressione con il quale crea un'originale partitura di suoni e ritmi, una vera e propria danza verbale, evocativa e al tempo stesso impregnata di crudo realismo. Alla fascinazione del testo contribuisce l'ottima prova dei due attori impegnati, in un'altalena d'emozioni, a costruire un'atmosfera di sciroccosa sensualità che avvolge come un sudario questa vicenda d'amore e morte. Giampaolo Spinato «la Repubblica» del 28 gennaio 1994 Milano - Fatto in casa si distingue per svariati motivi di ammirazione. Anzitutto la penetrazione di un linguaggio sfruttato con asciutta ma caparbia attenzione alle sue potenzialità liriche e ritmiche. Ciò che il dialetto stretto cui attinge Romeo toglie alla comprensione è restituito dalla qualità interpretativa quasi maniacale nella misurata partitura dei gesti e dei movimenti. (...) Il confronto realistico con i tabù, l'esplorazione del pregiudizio, della superstizione e della diversità sussuale non sono intaccati dalla retorica. Fulvio Barberis - «il Lavoro» del 3 febbraio 1994 Genova - E' una performance rigorosa, spartana, ascetica, tutta appoggiata su un testo oscillante tra realismo e lirismo (...) Il sesso vi è sviscerato di duetto in duetto senza infingimenti ed esitazioni, neppure di fronte a tematiche come l'incesto, attraverso un dialogo ora drammatico, ora beffardo o persino grottesco, ma sempre serrato e intenso (...) Nino Romeo e Graziana Maniscalco forniscono un'eccellente prova di interpreti, in sede di regia e di recitazione, con misura e intensità, con l'apprezzabile capacità di mantenere sempre in corretto equilibrio fra crudo realismo e squarci di lirismo un testo aspro e difficile. Jole Natoli «Giornale di Sicilia» del 21 febbraio 1994 Milano - La parola è il linguaggio della carne e la lingua è il dialetto catanese. Il trascorrere dei vari personaggi non lede l'impianto unitario. (...) Le molte identità appaiono una sola, colta nei frammenti della realtà o del sogno, d'un incubo patito forse all'unisono. Gabriella Gentilucci «La Sicilia» del 22 febbraio 1994 Genova - La compagnia è di ritorno da una trionfale tournèe al Nord dove il pubblico ha decretato a Fatto in casa un successo meritato (...) E' infatti questa una performance rigorosa: né la scena né le luci né il testo hanno qualcosa di superfluo; tutto è essenziale e puntualmente ricco di realismo lirico. Domenico Danzuso «La Sicilia» dell' 1 dicembre 1994 Catania - Andando oltre la sicura preziosità della ricerca sul dialetto e sui dialetti di Sicilia, ma anche allo straordinario equilibrio della scrittura scenica che ci fa passare da situazioni crudemente incestuose a quelle maritali o adultere, per condurci prima a divagazioni umoristiche e al finale a quelle dialetticamente (e liricamente) pirandelliane, noteremo in questo testo del Romeo un radicamento profondo dell'Essere e del Morire (...) A ben riflettre poi, siamo di fronte a una particolare visione della crisi della coppia, a quella primigenia cioè del percepirsi come entità distinte, poi del toccarsi, dello scoprirsi e unirsi, forse però per restare in una trance ossessiva «da rapporto» o da rifiuto di esso, che rende l'uno e l'altro due sconosciuti prima che tra loro, soprattutto a se stessi. Sono considerazioni che, a nostro avviso, lo spettacolo suscita: nella sua oscura limpidezza, nel suo doloroso gioire, nel suo farci guardare alla morte in una dimensione sessuale che è esaltante e tragica insieme. E ciò va detto sia per sottolineare il valore del testo, sia per esaltare l'allusiva regia firmata da entrambi gli interpreti, sia, infine, per prendere atto della recitazione che, se è essenziale e provocatoria in Romeo, si fa affascinante e da grande attrice in Graziana. Michele La Spina «Gazzetta del Sud» dell'1 dicembre 1994 Catania - Vien fuori uno spettacolo di tutto rilievo (...) La bontà della pièce viene accentuata dalla carica profusa dai due interpreti...Graziana Maniscalco, perfetta nelle convulse vesti dei suoi tanti personaggi...Nino Romeo, che alle contorte menti degli uomini a cui ha dato corpo e vigore, ha saputo aggiungere una recitazione asciutta e essenziale. Rosalba Cannavò «Il Mercatino» del 6 dicembre 1994 Catania - ...è in scena uno spettacolo affascinante e intenso, fatto di spaccati di iperrealismo e avanguardia linguistica. (...) La "coppia" anomala e ambigua al tempo stesso trasforma i ruoli con viscerale capacità espressiva e verbale... Fatto in casa è uno spettacolo che unisce alla singolarità dell'argomento una "invenzione lessicale, la strategia del dialetto che inasprisce e intensifica l'espressione di un linguaggio già di per sé sanguigno (...) Uno spettacolo "vero", concreto e provocatorio. Vincenzo Bonaventura «Gazzetta del Sud» del 26 marzo 1995 Messina - La carnalità...ha una sua incurante naturalezza che è poi la cifra dell'intero spettacolo.Il sesso, cioè, è fine a sé stesso e prescinde dall'assenza o presenza di sentimenti. (...) ...la ricerca linguistica e stilistica intorno al dialetto che Romeo sta conducendo ormai da molti anni con esiti di grande effetto teatrale. Esiti confermatissimi in questo spettacolo, prezioso per l'uso di una lingua che nelle singole parole è di difficile comprensione anche per un siciliano, ma in possesso di un colore, di una ricchezza di significati così vasta da rendere tutt'altro che ripetitiva (cm'è quasi sempre) la descrizione dell'esercizio del sesso. (...) ...e confermare come questo spettacolo-incubo-delirio finisca col celebrare la morte del sesso e, attraverso di essa, anche quella dell'uomo. Si direbbe che come gli antichi ai tempi di Dionioso celebravano l'atto sessuale perché era all'origine della vita, adesso Romeo ne celebri (parafrasando quei modi estremamente schietti) il funerale, ultimo atto di un'umanità senza valori. Lo spettacolo è duro ma affascinante. Grazie anche all'eccellente interpretazione dei due attori. Graziana Mniscalco, volutamente sopra le righe, è straripante nel suo variare di intonazione, di tempi, di volume. (...) Cosa che ritroviamo anche nell'interpretazione di Nino Romeo, pur se molto diversa da quella della sua compagna di palcoscenico e di vita. Asciutto ed essenziale, l'attore riesce a creare un efficace contrasto: i due modi di recitare non cozzano tra di loro, ma si dimostrano straordinariamente complementari, fino a decretare il meritato successo della pièce. Gigi Giacobbe «Centonove» dell'1 aprile 1995 Messina - ...una gustosa e divertente pièce noir... Salvatore Claudio Sgroi «La Sicilia» del 17 gennaio 1996 Fatto in casa di Nino Romeo (edizioni Sicilia Punto L, Ragusa 1996) è uno straordinario testo teatrale (...) Il linguaggio adoperato è quello delle classi popolari ricco di una «serenità espressiva» che agli occhi e alle orecchie dei «borghesofoni» non può non suonare pornolalico, osceno, turpiloquio. (...) Il risultato finale è un dialetto non mimetico, iperreale, fortemente espressivo e poetico. (...) La comprensibilità di questo testo in Sicilia e nel Continente è un fatto non solo verbale, ma esperenziale, extra-linguistico, situazionale, extra-verbale, legato a fatti intonativi, ritmici, alla gestualità, ai movimenti. Letizia Catarraso «il Meditearraneo» dell' 11 gennaio 1996 Catania - Graziana Maniscalco usa tutti i toni di una sicilianità così marcata da diventare astratta (...) Nino Romeo sceglie invece una vocalità più naturale e si lascia spesso contagiare dalla malinconia che lui stesso ha seminato nelle pieghe della crudezza del testo. Sabrina Gariddi «La Sicilia» del 17 febbraio 1996 Ragusa - Il filo conduttore dei sei episodi è la predominanza dell'elemento femminile (...) ...invece appare una figura maschile fragile, da mettere in discussione proprio sull'elemento che tanta letteratura l'ha contraddistinto: il sesso. Nico Garrone «la Repubblica» del 28 marzo 1996 Roma - Il testo non solo è scritto in dialetto siciliano, ma in quelle variazioni e perversioni quasi onanistiche sul tema dell'erotismo e di una coppia in camera da letto che continuamente cambiano ruolo e rapporto diventando padre e figlia, marito, moglie, amante come in un casalingo girotondo schnitzleriano, si avverte fortissima l'impronta di una tortuosità isolana, di un desiderio che si consuma nelle ossessioni della mente, di un surreale grottesco in agguato dietro l'angolo della porta. Tra Pirandello e Buñuel. Leonardo Sole «La Nuova Sardegna» del 28 novembre 1996 Sassari - ...Ne vien fuori un discorso terribilmente asciutto, concreto e assurdo, sboccato e crudele, che pian piano rivela la sua quotidiana, grottesca tragicità, fino a concludersi...in un limbo di sofferta e quasi metafisica astrazione, del tema. (...) Fatto in casa non solo è il sesso ma questo e qualunque altro mondo possibile, i vivi e i morti, tanto che alla fine questi personaggi non vivi e non morti soffrono con un'angoscia ineluttabile il semplice fatto di esistere. (...) All'altezza dei difficili ruoli di grandi interpreti, Nino Romeo e Graziana Maniscalco, che giocano con grande bravura sui toni e sui ritmi fino a raggiungere, con la Maniscalco, un altissimo livello di polifonia vocale Franco de Ciuceis «Il Mattino» del 21 marzo 1997 Napoli - Una drammaturgia cruda, senza limiti all'eccesso delle parole e del racconto... Proprio la Sicilia come archetipo di un mondo antico e primigenio, conservato nelle manifestazioni più elementari dell'espressione popolare, ricercato nelle pieghe e nel viluppo di un dialetto strettissimo, essenziale e immaginifico a un tempo, forma verbale di una sostanza fatta di carne e di sangue, sottratta alla ragione e al sentimento, come pura e violenta naturalità. Nino Romeo e Graziana Maniscalco sono bravissimi, espressivi nelle loro vesti nere, nei gesti, nel ritmo verbale che rende la crudezza aspra della rappresentazione e riporta la sessualità primordiale ad una misura di vitalismo che vuole esorcizzare la morte. Vincenzo Morvillo «Roma» del 21 marzo 1997 Napoli - Graziana Maniscalco, attrice di grande potenza espressiva, porta all'esasperazione la cadenza cantilenante propria del catanese, dando così luogo ad una serie di modulazioni vocali che fonde con la danza mimica del corpo. Di contro, la recitazione più controllata ma ugualmente intensa di Nino Romeo ben si adatta ai personaggi maschili messi in scena. Ironico e iconoclastico ad un tempo, così potremmo definire questo lavoro di Nino Romeo. Monica Moscardi «il Quotidiano della Calabria» del 30 marzo 1997 Cosenza - E' stata una grande prova quella resa dagli interpreti. Carica d'intensità è risultata essere quella di Romeo. Fatta di infinite modulazioni, alti e bassi, l'interprete ha dimostrato di essere padrone assoluto delle sue possibilità. (...) Il dialetto catanese è risultato essere di facile comprensione ed ha tirato fuori tutta la sua sensulaità e infinita gamma di sfumature. Giuseppe Drago «Oggi Sicilia» del 22 febbraio 2000 Catania - Fatto in casa conferma Romeo autore innovativo e al contempo profondamente radicato nella tradizione linguistica e teatrale dei siciliani, uno degli autori di maggior rilievo della drammaturgia meridionale. (...) Graziana Maniscalco interviene a modulare con estrema varietà espressiva il ricco disporsi dell'animo femminile, offrendo stupefacenti accensioni di leggerezza e il senso della cupa doglianza del lamento, la litania della prefica e la parodia dell'incontenibile passione erotica. E' pièce altresì disciplinata da bell'esercizio del comico e del grottesco, per cui il linguaggio impudicamente impregnato di coprolalia dialettale smaterializza il pur torbido spaccato di violenze subite e taciute, di morbose complicità; e si ride... (...) Un iperbolico excursus teatrale che intreccia il gioco delle apparenze di pirandelliana memoria ai più moderni paradossi di Ionesco, sicché l'orecchio delicatamente appoggiato alle sottili pareti delle camere da letto è divertita e insieme amarissima auscultazione dei battiti del cuore di un'umanità senza ali per volare. Monica Perozzi «L'Unione Sarda» del 27 febbraio 2000 Cagliari - Uno spettacolo rigorosissimo, girotondo perverso illuminato dall'interpretazione di Graziana Maniscalco che della sua lingua riesce a fare ciò che vuole: velocissima ne accentua le asperità, trasforma le nasali in cantilene, spinge al massimo gli acuti e poi scende ai toni più cupi. Vibra e freme la sua «donna», vogliosa e materna scatena l'altro e poi lo domina. Contraltare a tanta furia, a volte appena sussurrata. Nino Romeo scrive per sé la parte di un «uomo» in minore, stordito dalle tante contraddizioni, geloso come tradizione vuole eppure omosessuale. Fatto in casa, spettacolo iconoclastico, mette in scena il sesso come la cosa più antica del mondo in una lingua che canta. In un altro mare, certo, ma a sentire e vedere (sì vedere, perché chi sperimenta incarna la lingua) i due attori della compagnia Gruppo Iarba di Catania, e pensare al teatro in limba sarda, viene un brivido. Claudio Galleri «l'Obiettivo» del 27 febbraio 2000 Cagliari - La difficile comprensione per un non siciliano si scioglie a più riprese, guidata dai gesti calibrati e dalle sorprendenti impennate vocali della coppia. Fatto in casa avvince soprattutto nella forza interpretativa e nella straordinaria prestazione di Graziana Maniscalco, la cui voce raggiunge ritmi impressionanti e scioglilingua impossibili. Il sesso, trattato in un linguaggio acceso e crudo, si presta a mirabolanti giochi poetici e si mescola alla sicilianità di immagini, odori e spezie che attraversano i dialoghi. Domenico Danzuso «Prima fila» del Maggio 2000 Catania - Nino Romeo ha ripreso uno dei suoi testi di maggiore successo, quel Fatto in casa che qualche anno fa scandalizzò e a un tempo entusiasmò un pubblico attento e coinvolto. Del resto l'originalità del dramma e la sua crudezza, meritavano entrambe le reazioni. In Fatto in casa, il sesso non è erotismo, mentre la morte -immanente, compiuta, vinta, beffata- non è suprema e nobile conclusione di qualsiasi umana e universale vicenda, ma solo passaggio che nel ricordo, nel sogno, nell'incubo, evoca amplessi, coiti e dintorni. Angelo Pizzuto «Cinema Sessanta» del Luglio/Agosto 2000 Catania - Ruvidi e vittimisti, aspri e aggressivi, gli esemplari di uomo e di donna intarsiati da Nino Romeo e Graziana Maniscalco narrano di una «sicilianitudine» di difficile vivibilità: iugulante, arcaica, intimamente violenta (...) In ciascun ritaglio di situazione, l'atmosfera che aleggia sullo spoglio rettangolo è atra, rabbiata, afosa. (...) Radiografia astratta e, al contempo, verista di un inestirpabile teorema di interdipendenza, l'analisi di Nino Romeo sembra infangare di primitiva rapacità gli universi della desolazione già intuiti da Strindberg, Bernhard, Beckett, misturando un prezioso intarsio di glottologia e antropologia. Giuseppe Condorelli «Giornale di Sicilia», 9 marzo 2003 Catania - ...il linguaggio assurge ad una dimensione drammaturgica quasi epica: e Graziana Maniscalco lo trasforma in canto sontuoso, in lamentazione da prefica, in una liquidità incandescente ora di effimero e lussurioso appagamento, ora di mutilata nostalgia; lo veste di violenza, di sfrenata carnalità. Mario Grasso «Gazzetta Ufficiale dei dialetti», Marzo 2003 Catania - ...di pagina in pagina Nino Romeo ci fa scoprire un mondo del quale la sua commedia rappresenta il dramma profondo, la tragedia sconcertante. Il dialetto si fa codice di comunicazione nazionale... E' il genio che può comunicare la grande arte: questa non ha codice perché è a sua volta luce e anima di qualsiasi codice. Paolo Randazzo «Centonove», 21 Marzo 2003 Catania - Fatto in casa è un congegno teatrale di esatta geometria...un'indagine che scende nelle zone più buie della sessualità e in esse si attesta ricostruendo la genitalità più netta. Francesca Motta «La Sicilia», 11 Maggio 2004 Catania - Un vagabondaggio tempestoso dove i due si librano, si dissolvono, affondano nei meandri di passioni... in una scabrosità non scandalosa ma necessaria, in cui i dialoghi risuonano corposi, possenti, urlati, brucianti, lirici. Sergio Sciacca «La Sicilia», 13 Maggio 2004 Catania - Scavo interiore, coraggio di togliere i veli, solo uno lasciandone e bellissimo: il linguaggio che è un dialetto studiato nelle sue origini latine scandito come una cantilena, accompagnato da dondolii della voce, da innalzamenti e improvvise sincopi come quei canti tribali che uniscono orgia da baccanti e voce, invito e pratica dell'ardore. Graziana è straordinaria in queste modulazioni, vive le varie facciate della femminilità arcaica: magna mater del peccato, abisso della fecondità. Michele La Spina «Gazzetta del Sud», 13 Maggio 2004 Catania - ...da considerare un capolavoro... scheda - rassegna stampa - fotogalley |